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26 giugno 2007

Rappresentazioni: lo spazio

Il concetto di rappresentazione è centrale nelle scienze cognitive. Forse è l'influenza del cognitivismo. Alcuni problemi che riguardano certe particolari rappresentazioni, come quella dello spazio o dei concetti matematici, diventano problemi comuni quando si scopre che ci sono analogie fra il modo in cui sono rilevanti in una disciplina e nell'altra.

La discussione sulla rappresentazione dello spazio, ad esempio, ha fatto emergere l'idea che - come tutte le rappresentazioni - anch'essa non è "neutra" ma centrata (ha un certo punto di vista e un certo bersaglio). Quelli che hanno studiato le rappresentazioni diagrammatiche (anche nell'istruzione) vanno da tempo dicendo che le mappe, i diagrammi, ecc. non parlano da sole. Michele Castelnovi ha fatto vedere che ci sono presupposti (cognitivi ma anche culturali) nella costruzione e nell'interpretazione delle mappe. E ciò che è più vicino, più presente, è anche ciò che è più centrale.

Margarone e colleghi, interessati a costruire mappe multimediali per orientarsi, si sono accorti che occorre conoscere come le mappe sono elaborate per evitare di dare troppe informazioni allo stesso tempo (carico cognitivo), ma hanno anche scoperto che le relazioni fra oggetti o elementi presenti a livello locale in una situazione sono elaborate meglio da non vedenti di quanto non lo siano le proprietà globali. Ancora una volta ciò che è più vicino è centrale.

Quando poi Mazzei e collaboratori ci hanno dato dei dettagli neuropsicologici sullo spazio geografico nella malattia di Alzheimer, abbiamo avuto un ulteriore, suggestivo supporto alla stessa idea: la "centratura" potrebbe essere legata all'accessibilità mnestica. Forse l'euristica della disponibilità di Tversky e Kahnemann non colpisce solo quando si tratta di giudicare.

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