Perchè un Blog di Scienze Cognitive
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Attenzione: il blog riprende, dopo alcuni mesi di inattività, in occasione della giornata GESCO2 del 1 luglio 2008. Sono invitati contributi riguardanti l'organizzazione e i temi dell'incontro.

29 giugno 2007

Perchè un blog di scienze cognitive

L'incontro GESCO-07 di martedì 12 giugno è stato un successo. Sapevamo già che a Genova, nelle diverse facoltà, esistono gruppi che compiono ricerche sui vari aspetti delle scienze cognitive, ma GESCO-07 ha mostrato che hanno anche il desiderio di incontrarsi e di discutere su temi di comune interesse, anche se in quella occasione c'era troppo poco tempo per farlo.

Per chi ha voglia di continuare la discussione, o magari solo di seguirla, abbiamo creato questo Blog su cui è facile intervenire. Per evitare il rischio, sempre presente in queste iniziative, che il Blog diventi un coacervo caotico in cui chiunque scrive quello che capita, sarebbe stato forse opportuno che lo stesso fosse "moderato" e cioè che i messaggi fossero "letti e approvati". Ma questo avrebbe richiesto, posto che qualcuno avesse sufficiente tempo per farlo, anche un certo "autoritarismo" che non ci siamo sentiti di adottare.

Abbiamo perciò optato per una soluzione intermedia. Un meccanismo libero, in cui ciò che viene scritto non è filtrato in alcun modo, ma con un minimo di struttura tematica. Quindi ci siamo presi noi la libertà di scegliere alcuni argomenti per iniziare a rompere il ghiaccio, con l'inevitabile parzialità della nostra prospettiva (ma è abbastanza normale che chi apre una discussione scelga gli argomenti...).

Abbiamo dunque proposto alcuni punti che ci sono sembrati fra i più critici e discussi durante GESCO-07. Questi argomenti vanno considerati del tutto provvisori, come semplici input su cui attendiamo feedback. Anche se abbiamo forse messo già troppa carne sul fuoco, ovviamente se emergeranno proposte su altri temi ritenuti centrali saremo ben disposti ad inserirli. Sarà anche possibile, per chi lo volesse, essere abilitato a proporre direttamente nuovi argomenti, ma in tal caso sarà necessaria una procedura di registrazione. Sarà infine possibile anche informare di iniziative ed eventi di interesse generale.

Intanto auguro a tutti di trovare soddisfazione da questo Blog e che lo scambio di idee sia davvero fruttuoso.

Alberto Greco

Vorrei proporre un nuovo argomento

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In questa sezione del Blog è possibile segnalare convegni, seminari, o altri eventi che possono interessare la comunità genovese che ruota intorno alle scienze cognitive. Per fare ciò, basta inserire commenti a questo post.

26 giugno 2007

Rappresentazioni: lo spazio

Il concetto di rappresentazione è centrale nelle scienze cognitive. Forse è l'influenza del cognitivismo. Alcuni problemi che riguardano certe particolari rappresentazioni, come quella dello spazio o dei concetti matematici, diventano problemi comuni quando si scopre che ci sono analogie fra il modo in cui sono rilevanti in una disciplina e nell'altra.

La discussione sulla rappresentazione dello spazio, ad esempio, ha fatto emergere l'idea che - come tutte le rappresentazioni - anch'essa non è "neutra" ma centrata (ha un certo punto di vista e un certo bersaglio). Quelli che hanno studiato le rappresentazioni diagrammatiche (anche nell'istruzione) vanno da tempo dicendo che le mappe, i diagrammi, ecc. non parlano da sole. Michele Castelnovi ha fatto vedere che ci sono presupposti (cognitivi ma anche culturali) nella costruzione e nell'interpretazione delle mappe. E ciò che è più vicino, più presente, è anche ciò che è più centrale.

Margarone e colleghi, interessati a costruire mappe multimediali per orientarsi, si sono accorti che occorre conoscere come le mappe sono elaborate per evitare di dare troppe informazioni allo stesso tempo (carico cognitivo), ma hanno anche scoperto che le relazioni fra oggetti o elementi presenti a livello locale in una situazione sono elaborate meglio da non vedenti di quanto non lo siano le proprietà globali. Ancora una volta ciò che è più vicino è centrale.

Quando poi Mazzei e collaboratori ci hanno dato dei dettagli neuropsicologici sullo spazio geografico nella malattia di Alzheimer, abbiamo avuto un ulteriore, suggestivo supporto alla stessa idea: la "centratura" potrebbe essere legata all'accessibilità mnestica. Forse l'euristica della disponibilità di Tversky e Kahnemann non colpisce solo quando si tratta di giudicare.

Proprietà emergenti: che cosa sono?

Ha parlato esplicitamente di "proprietà emergenti" Fabio Benfenati, che ha detto che la mente è ovviamente una proprietà emergente dell'attività cerebrale. Ma il problema di come si possano avere caratteristiche complessive di un sistema in maniera indipendente dalle parti che lo compongono era presente anche nella relazione di Carlo Chiorri, e più in generale si tratta di un problema che si pone tutte le volte che si parla di organizzazione delle reti neurali. Non è un concetto chiaro, dunque un buon tema di discussione.

L'astrazione: necessaria, utile, insopportabile?

La discussione su diverse relazioni si è incentrata sul problema di quanto siano da considerare astratti i processi mentali. Maurizio Martelli era tra i sostenitori dell'idea che l'astrazione rende potenti il linguaggio e il pensiero, Laura Salmon era sul versante opposto a sostenere che l'astrazione esplicita impallidisce di fronte alla potenza degli automatismi, delle procedure implicite. Forse anche la discussione su sintassi e semantica potrebbe essere legata a questo tema. Cosa ne pensate?

Scienze cognitive o scienza cognitiva?

La relazione di Luisa Montecucco ha posto sul tappeto la questione più basilare di tutte: di che cosa stiamo parlando?

E' chiaro che l'uso dell'espressione singolare (scienza cognitiva) o plurale (scienze cognitive) non è una semplice questione di forma. Se usiamo il singolare, possiamo pensare che esista già un'unica scienza che studia i fatti "cognitivi". Se fosse così, potremmo anche dire che si tratta di una scienza interdisciplinare perchè nasce dalla fusione di teorie e metodi di varie discipline (come ad esempio la psicolinguistica, che non è psicologia e neppure linguistica, pur essendo imparentata con entrambe). Invece si tratta di un'impresa multidisciplinare perchè le nostre varie discipline collaborano su un oggetto comune, che convenzionalmente chiamiamo "processi cognitivi", anche se su questo ci sarebbe da discutere.

Questa collaborazione avviene da punti di vista diversi, cioè usando diversi metodi, linguaggi, criteri per rendere "scientifico" rispetto al senso comune ciò che diciamo.

Luisa chiedeva quale posto possa avere la filosofia: una disciplina ("snaturalizzata") che aspetta i risultati delle scienze cognitive per commentarli e valutarli? una disciplina (epistemologia) che analizza metodi e linguaggi delle scienze cognitive? oppure una scienza cognitiva come le altre, che si occupa anch'essa della mente e della conoscenza? Mi sembra che Luisa propendesse per quest'ultima possibilità, e anch'io sarei d'accordo.

Non dobbiamo farci irretire dalla parola "scienza" in questo contesto. Io intenderei questa parola come sinonimo di "strumento di conoscenza", non come sistema istituzionalizzato di conoscenza certa. Personalmente (da non filosofo) ritengo che la peculiarità dell'approccio filosofico nel nostro caso (come in altri) non riguardi l'oggetto dello studio - che è lo stesso (chiamiamolo ancora i "processi cognitivi", in attesa di trovare una definizione migliore) - ma nella diversa modalità di reclamare le proprie ragioni. Lo scienziato mostra di aver ragione cercando di portare delle prove empiriche; il filosofo mostra di aver ragione portando delle argomentazioni (logiche, dialettiche, qualche volta retoriche...). Lo scienziato cerca di mostrare come sta risolvendo i problemi, il filosofo gli trova sempre nuovi problemi da risolvere... Non è che un approccio sia giusto e l'altro sbagliato... sono "strumenti di conoscenza" diversi.